Quelle RAI dimenticate
A fronte di un comunicato siglato dalle altre 5 organizzazioni sindacali, è giusto che la UilCom esprima una posizione ufficiale per evitare inutili interrogativi tra iscritti e simpatizzanti.
Le preoccupazioni avanzate nel documento del 5 gennaio sono assolutamente condivisibili. L’area editoriale, come abbiamo più volte denunciato, soffre di un anomalo utilizzo delle risorse interne. Oggi come allora l’unica nota che differenzia le posizioni è l’ambito nazionale al quale, secondo la UilCom, la questione appartiene.È giusto chiarire che non c’è alcun pregiudizio verso i collaboratori che, come affermato anche in sede di conciliazione, rendono permeabile il mondo esterno con l’universo Rai.
Lo scambio di competenze, quando sano e regolamentato, non può che accrescere entrambe le parti.
La richiesta che la UilCom aveva avanzato era sostanzialmente una: la valorizzazione del personale interno al fine di poter utilizzare al massimo le potenzialità di ognuno.
In altre parole una saturazione qualitativa e non solo quantitativa da coniugarsi, ad esempio, tramite un numero minimo di personale Rai (Quote Rai) all’interno delle diverse redazioni. Proposta da valutare e articolare ma che potrebbe diventare l’inizio di un percorso.
I problemi però non riguardano solo questa area.
Isoradio soffre un abbandono pericoloso per le professionalità ivi impiegate. Un settore ancora oggi nevralgico e riconoscibile dal pubblico Rai, del quale non si conoscono futuro né progetti. Il rispetto verso i colleghi passa anche attraverso la chiarezza.
Costumi, Trucco e Parrucco e Arredatori poi, i quali lamentano in maniera strisciante un malcontento che sarebbe colpevole non cogliere. Anche in questo caso servono chiarezza e rispetto.
La UilCom ha intenzione di affrontare questi temi in maniera costruttiva e propositiva, e tutti quei temi delle varie Rai dimenticate.
L’auspicio è di poterli condividere con tutti, al fine di chiudere un periodo complesso nei rapporti sindacali e per ritrovare unità nonostante le giuste diversità di vedute.
Roma, 15 gennaio 2017