LA RAI HA BISOGNO DI CERTEZZE!
Leggendo i 127 articoli del Decreto Legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale, emerge che non è stato previsto nessun tipo di intervento in favore della RAI.
La stessa considerazione deve averla fatta il CDA RAI che, con una nota del 20 marzo a firma congiunta dell’Amministrazione Delegato e del Presidente, comunicava ai dipendenti la decisione di congelare il Piano Industriale e la necessità di una rivisitazione del budget 2020.
È proprio questa rivisitazione del budget, annunciata a tutti ma non alle OO.SS., che pone diversi dubbi ed incertezze. Premesso infatti che gli avanzamenti del Piano Industriale non ci erano apparsi così operativi in tutti questi mesi addietro, è evidente che, non appena l’emergenza sarà passata, l’A.D. dovrà aprire un confronto serio col Sindacato su quello che rimane del suo Piano Industriale.
Per ciò che riguarda la suddetta rimodulazione delle risorse, chiediamo invece immediatamente risposte, perché ne va della tenuta a breve e medio termine dell’Azienda.
E non si tratta soltanto di una semplice problema di carattere finanziario, problema che, peraltro, esiste.
Quello che a noi appare più preoccupante in tutta questa vicenda, è il disinteresse della politica verso il concetto stesso di Servizio Pubblico, ovvero verso tutto quello che RAI ha rappresentato e rappresenta per la storia di questo Paese e per la tenuta democratica delle sue Istituzioni.
Un Servizio Pubblico fatto di Informazione, Intrattenimento, Approfondimento, Cultura. Questo è quello che la RAI ha sempre garantito, e questo è quello che la RAI sta garantendo in questi giorni difficili, permettendo di alleviare la condizione non semplice di milioni di italiani costretti a rimanere in casa, informandoli con professionalità e spirito di servizio.
Un disinteresse che, a nostro avviso, si traduce in mancanza di rispetto verso le migliaia di lavoratrici e di lavoratori della RAI che, nonostante i rischi per la loro salute, stanno assicurando la continuità del servizio in questi drammatici giorni di emergenza.
La Politica sembra non aver capito questo, e cosa ben più grave, sembra aver derubricato il Servizio Pubblico Radiotelevisivo a una sorta di fastidiosa appendice alle tante emergenze di questo momento.
Forse si preferisce non ricordare come la Rai abbia già subito in un passato recente un prelievo forzoso di 150 milioni di euro, cosa che l’ha costretta a cedere il 35% di RAI Way. Oppure ci si è dimenticati di come sia stata la RAI a permettere il passaggio dall’analogico al digitale di tutto il sistema radiotelevisivo italiano, pubblico e privato, sostenendo costi per centinaia di milioni di euro per trasformare gli impianti di trasmissione. E non da ultimo, se anche c’è stato un aggravio per tutto il settore radiotelevisivo, è sempre la RAI che sta sostenendo il
peso maggiore dei costi del passaggio al digitale di nuova generazione, il DVB T2. Una nuova rivoluzione tecnologica che, tra le altre cose, permette di liberare frequenze preziosissime per il 5g, che lo Stato ha già messo all’asta incamerando oltre 6.5 miliardi di euro.
Ma sono anni che Rai sta pagando un prezzo alto alle decisioni della politica.
Nel 2016 ha subito un taglio importante del Canone, passato da 113 a 90 euro (0,25 centesimi al giorno rispetto alla media europea di 0,37), valore unitario fissato definitivamente a quella cifra nel 2019.
L’inserimento della riscossione in bolletta poi ha sottoposto l’Azienda a feroci attacchi mediatici senza che nessuno, ad esclusione dell’attuale AD, dicesse chiaramente che a Viale Mazzini l’operazione non avrebbe portato sostanzialmente nulla in dote. Rai ad oggi riscuote l’83% della cifra raccolta, in linea con il saldo precedente alla rimodulazione.
La legge 145/2018 (Finanziaria 2019) riportava anche altro riguardo Rai, all’art. 101 si legge “Per l’adempimento degli obblighi del contratto di servizio, ivi inclusi quelli per lo sviluppo della programmazione digitale, alla RAI – Radiotelevisione Italiana Spa e’ riconosciuto un contributo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020”. Articolo successivamente interpretato in forma peggiorativa dal MISE, che ad oggi non ha ancora proceduto all’erogazione di alcuna cifra ma ne ha trasformato – a parole – la natura da erogazione a rimborso spese sostenute.
Con il Decreto Legge 17 marzo 2020 n.18 (Cura Italia) il trend politico contrario a Rai viene confermato. Non per la mancanza di un articolo specifico, che pure era presente in fase di discussione, ma per la deliberata volontà di non affrontare la questione in maniera seria, derubricandola al contrario come non prioritaria.
Le OO.SS. non possono accettare un approccio tanto superficiale nei confronti di una tra le realtà industriali più importanti del Paese. Da molti mesi ormai stiamo assistendo alla lenta rarefazione del tessuto produttivo italiano, in affanno per politiche mancanti o del tutto inadeguate, non è ipotizzabile fare lo stesso con Rai. Non ci interessa naturalmente entrare nelle polemiche politiche, sapere quale sia il Partito che ha posto veto a quella norma nel DL “Cura Italia”, o conoscere quali resistenze gli ha opposto la sua eventuale, ma timida appendice, che siede comodamente in CDA Rai.
Quello che a noi interessa è rimarcare l’insensatezza della decisione di non dare certezza alle entrate, assicurando i tempi di erogazione di quota parte di un contributo già stanziato e finora mai erogato.
Questo naturalmente non significa difendere tutto quello che Rai fa o ha fatto in tutti questi anni. Il Sindacato sfida da sempre l’Azienda al cambiamento, a essere protagonista della rivoluzione digitale che sta modificando il modo di fare televisione, e nel contempo, ne denuncia inefficienze, le scelte schizofreniche, i ritardi e la moltiplicazione delle poltrone. Ma siamo francamente stanchi di questo balletto che si gioca intorno alle risorse economiche da garantire alla Rai, come se fossero condizionate dalla maggiore o minore presenza del politico
di turno nei TG e nelle trasmissioni d’intrattenimento.
Vogliamo essere chiari: se qualcuno sta lavorando per creare un nuovo dossier Alitalia, troverà in queste OO.SS. un ostacolo non semplice da superare.
Ed è con questo spirito che ci permettiamo di chiedere al Parlamento, che, di fatto, è l’Editore della Rai, di farsi garante del futuro di questa Azienda. Qui non è solo in gioco il futuro della maggiore Azienda culturale del Paese, ma è a rischio un presidio di libertà, pluralismo e democrazia per tutti gli italiani. Quando questa emergenza sarà finita, sarà d’obbligo una nostra richiesta di audizione alla Commissione di Vigilanza Rai.
La Rai, infatti, non è di chi la amministra pro tempore, nominato peraltro da quella stessa politica che sembra volerla affossare. La Rai è dei cittadini di questo Paese, ed è fatta dai suoi lavoratori e dalle sue lavoratrici. Le OO.SS. nel ribadire il loro grazie alle migliaia di lavoratrici e di lavoratori Rai impegnati a fare il loro dovere in questa fase drammatica, si riservano, quando saremo tornati alla normalità, di valutare tutto quanto in loro potere a tutela dell’Azienda e di chi ci lavora.
Roma 23/03/2020
Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL FNC-UGL SNATER LIBERSIND