RAI: Inserire CCNL nell’ordine del giorno CDA
Le scriventi OO.SS., hanno indetto uno sciopero nazionale per il giorno 8 giugno 2017, con blocco delle prestazioni aggiuntive dal 1 giugno 2017 al 14 giugno compresi, per rivendicare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da 40 mesi e per denunciare una condizione di insostenibile blocco dell’azienda.
Il confronto Contrattuale, come è noto, si è interrotto su una proposta aziendale che non considerava i tre anni passati e che parlava di aumento dei minimi salariali solo a partire dal gennaio 2019, il sesto anno dalla scadenza del contratto di lavoro.
Proposta giudicata, dalle scriventi, irricevibile e offensiva.
Conseguentemente si è verifica l’impossibilità di procedere al rinnovo anche di una parte normativa essenziale per il futuro dell’azienda, fondamentale perché innovativa dal punto di vista dei modelli produttivi, delle figure professionali, perché migliorativo delle condizioni di lavoro e delle tutele individuali e collettive.
Terza questione fondamentale e intrinsecamente connesso al rinnovo del contratto di lavoro, l’assenza di un vero Piano Industriale, di un innovativo Piano Editoriale e di una riforma dell’informazione che contemperi innovazione, qualità e attenzione alle diverse realtà territoriali, culturali, sociali.
In questo quadro, si inseriscono le annunciate dimissioni dell’attuale Direttore Generale, dopo la sfiducia prodotta dal Consiglio di Amministrazione, a seguito della bocciatura del Piano di riforma delle News.
Sappiamo da fonti giornalistiche che, il 1 giugno, si svolgerà il Consiglio di Amministrazione, con all’ordine del giorno il tetto degli stipendi al personale artistico e l’approvazione del palinsesto sino a settembre 2017.
Chiediamo agli attuali vertici aziendali di promuovere ed inserire nell’ambito di tale Consiglio di Amministrazione il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti della Rai.
Atto che dovrà inevitabilmente aprire ad un confronto concreto su quanto previsto nella Piattaforma Contrattuale presentata dalle OO.SS., sia sul versante economico che normativo. Siamo consapevoli, noi per primi, che vi è un limite oggettivo alle risorse disponibili per gli anni 2017/2018 e su questo abbiamo pubblicamente cercato mediazioni e soluzioni sostenibili per le parti. Deve essere chiaro che a tale contesto l’azienda non può rispondere con una elemosina, anche perché al senso di responsabilità delle scriventi non ha corrisposto in questi mesi un utilizzo parsimonioso delle risorse aziendali per altri capitoli di spesa.
Vi chiediamo un primo vero atto di discontinuità con la gestione degli ultimi 40 mesi, mesi che hanno segnato una distanza tra i vertici dell’azienda e le maestranze tutte, distanza che, nel protrarsi della vertenza contrattuale, rischia di divenire non più colmabile.
Nel quadro dato considereremmo una forzatura togliere i limiti economici previsti per legge a 240 mila euro agli artisti senza prevedere uno sblocco del rinnovo del contratto di lavoro ai dipendenti che, a quella fatidico limite, non arrivano neanche con 10 anni di lavoro.
Se il Consiglio di Amministrazione vuole dare un segnale di discontinuità ed aprire ad una nuova fase deve misurarsi col lavoro, con le maestranze che in questi anni, nonostante l’ingerenza della politica, le risorse mal distribuite, la proliferazione di appalti e consulenze, la carenza tecnologica e di personale, l’assenza di un vero Piano Industriale, hanno continuato a tenere in piedi il servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale.
In caso contrario dovremo valutare ancora una volta negativamente le scelte dell’intero vertice aziendale.